
Marche sostenibili

Quand’è che una marca è sostenibile?
Una marca è sostenibile se:
- minimizza l’impatto ambientale dei suoi processi produttivi e di quelli dei suoi fornitori – utilizzando, ad esempio, materiali di seconda mano e/o riciclati, evitando di utilizzare pesticidi e coloranti chimici;
- ha un controllo totale o quasi sui suoi processi produttivi – conosce i suoi fornitori, e si impegna a far sì che non sfruttino i loro lavoratori e non danneggino l’ambiente;
- salvaguardia i diritti dei suoi lavoratori, evitando di sfruttarli e discriminarli e invece pagandoli in maniera equa;
- ha una situazione finanziaria stabile, o che gli consente di generare reddito e ripagare i propri debiti;
- è trasparente riguardo la sua situazione finanziaria e il suo impatto ambientale e sociale, nelle sue relazioni con tutti i suoi stakeholders (clienti, dipendenti, fornitori, altre aziende, Stato).

Come si capisce se un brand è sostenibile?
- dalle certificazioni ambientali e sociali. Una certificazione molto nota è l’SA8000. Di solito, quelle ambientali attestano che i tessuti e/o i processi produttivi hanno un basso impatto ambientale (perchè, ad esempio, i materiali utilizzati provengono da colture organiche, o da materiali riciclati, o non sono stati utilizzati pesticidi o coloranti chimici o di derivazione animale durante i processi produttivi); mentre le certificazioni sociali certificano che i processi aziendali non hanno recato danno alle persone che hanno prodotto quei capi d’abbigliamento;
- dal bilancio di sostenibilità (se l’azienda ne redige uno), o dalla policy o strategia di sostenibilità, o dal suo codice etico; tutti questi documenti si trovano sul sito internet dell’azienda;
- in mancanza delle precedenti, dalle informazioni che trovate sul sito internet dell’azienda. Anche se, ricordatevi, che l’azienda può prendersi molte libertà su quello che scrive sul proprio sito internet, e purtroppo non tutto quello che vi trovate scritto è vero.

I brand sostenibili costano di più?
Il prezzo di accessori, abbigliamento e scarpe sostenibili è quello reale, quello che dovrebbero costare. Una maglietta, non dovrebbe costare solo 10 euro, un paio di pantaloni non dovrebbe costare 25 euro, e un paio di scarpe non dovrebbe costare 50 euro.
Se i prezzi sono bassi, non è per le economie di scala; è perchè, durante i processi produttivi, è stato fatto un danno all’ambiente (utilizzando materiali di scarsa qualità ma che impattano molto. Ad esempio la viscosa, il poliestere, la pelle sia sintetica che di origine animale) o ai lavoratori, ad esempio, pagandoli meno di 2 euro al giorno.
Marche sostenibili in Italia
- Il Vestito Verde è un database di brand di abbigliamento e accessori sostenibili ed etici, per uomo, donna e bambino. Sul loro sito è possibile selezionare capi d’abbigliamento Made in Italy, vegani, organici e/o fatti a mano. Nella pagina “Vicino a te” è possibile trovare i rivenditori disponibili vicino a dove si vive o si è in vacanza.Ogni volta che torno in Italia e mi trovo a dover comprare un capo di abbigliamento o un accessorio di moda, mi affido al Vestito Verde, e vi consiglio di fare lo stesso.
- Patagonia: una delle mie aziende preferite! Utilizzano materiali durevoli e spesso riciclati, e i loro processi produttivi hanno un impatto ambientale e sociale davvero minimo.
- People Tree: marca molto famosa per i suoi vestiti poco costosi ma super green. Consigliatissima! Purtroppo non hanno negozi in Italia, ma i loro vestiti possono essere acquistati online.
- Rapanui: un’altra delle mie aziende preferite. Utilizzando materiali riciclati e cotone organico, hanno un controllo quasi assoluto sulla loro catena di produzione (nel senso che conoscono tutti i lavoratori di tutte le loro fabbriche), i loro impianti utilizzando energia rinnovabile.
- Rebello: un brand creato di recente, che utilizza materiali riciclati (es: nylon) e fibre sostenibili (es: canapa, bamboo).
- Stella McCartney: premessa, i suoi vestiti hanno un costo non accessibile a tutti. Figlia d’arte, vegetariana e attivista per il cambiamento climatico, Stella ha creato il suo brand nel 2011 e da allora è diventata un’icona nella sfera del fashion sostenibile. Date un’occhiata al suo sito internet, ne vale davvero la pena!
- Veganshoes: un database di marche di scarpe prodotte senza pelle, lana, cuoio o seta, e senza coloranti e colle di origine animale. Le mie preferite sono le Womsh 🙂
- Veja: una marca di scarpe che si impegna davvero a minimizzare l’impatto sociale e ambientale dei suoi processi produttivi, e a sensibilizzare i suoi clienti sui temi della sostenibilità.
Marche da evitare assolutamente
L’elenco che segue non è esaustivo. Prima di acquistare un capo, fate le vostre ricerche. Se comprate al mercato o al negozio sotto casa, chiedete sempre ai negozianti come e dove sono stati prodotti i loro capi e accessori:
Abercrombie and Fitch, Accessorize, Asos, Benetton, Bershka, Boohoo, Chanel, Converse, Coop, Diesel, Fendi, Forever 21, H&M (inclusa la linea “Conscious”. H&M è un’azienda che di conscious ha davvero poco), Gap, Givenchiy, Guess, Hollister, Kenzo, Levi’s, Louis Vuitton, Mango, Marc Jacobs, New Look, Next, Nike, Prada, Piazza Italia, Primark, Puma, Selfridge, Target, Top shop, Jordan, Uniqlo, Urban Outfitters, OVS, Vans, Zalando (ad eccezione di una parte deloro online store in cui promuovono rivenditori sostenibili), Zara.
In linea di massima, tutto quello che è prodotto utilizzando materiali ad alto impatto ambientale (viscosa, pelle, poliestere, cotone non organico), che è Made in China, India, Bangladesh, Vietnam, Cambogia, Pakistan, Thailandia, India e in Paesi in cui la manovalanza costa poco, è da evitare. Ammesso, ovviamente, che non sia prodotto da aziende certificate, da materiali riciclati e non di derivazione animale, e non sfruttando lavoratori. Rapanui, ad esempio, ha una fabbrica in India, che è “accreditata a livello etico”, che utilizza unicamente energia eolica, e coloranti e materiali che non danneggiano l’ambiente.
Non è difficile, i marchi sostenibili esistono, basta impegnarsi a cercarli. E fidatevi, che dopo aver comprato un capo d’abbigliamento o un accessorio sostenibile, ne andrete fieri.

Less is more…
Dietro ad ogni capo d’abbigliamento, c’è una persona. Non una macchina, una persona. Che l’ha cucito e colorato e che spesso non è stata pagata abbastanza per il suo lavoro. E dietro ogni vestito, c’è sempre un impatto ambientale.
Ogni volta che comprate un pezzo o un tessuto, chiedevi: mi serve veramente, o posso farne a meno? Se proprio non potete farne a meno, potete comprarne uno di seconda mano?
Se la risposta a tutte queste domande è no, i miei consigli sono:
- affidatevi ai brand e database di moda sostenibile, come il Vestito Verde;
- evitate di supportare la fast fashion e i “marchi da evitare” che vi ho elencato
- comprate esclusivamente capi fatti di materiali resistenti, e durevoli, prodotti senza creare un danno all’ambiente, agli animali, alle persone che li producono e alle comunità che vivono in prossimità delle loro fabbriche.
In fatto di moda, la regola che dovremo tutti iniziare a seguire, per evitare una catastrofe climatica è: less is more – meno è meglio. Evitate di comprare ciò di cui non avete bisogno. Fidatevi di me, e di Patagonia!