Moda

La moda, nella società di oggi, è fondamentale. Ci sono persone che danno più importanza alla moda, a come si vestono, all’apparenza, piuttosto che alla sostanza, a quello che sono, a come si comportano. Il modo in cui ci vestiamo spesso riflette anche il nostro stato d’animo. Ogni volta che compriamo un vestito e lo indossiamo, diventiamo ambasciatori di quel marchio, e decidiamo come vogliamo che la gente ci veda.

Sfortunatamente, diamo tantissima importanza a come appaiono i nostri vestiti, e non diamo abbastanza importanza a quello che c’è dietro di loro. Al modo in cui sono fabbricati. E soprattutto, a chi li fabbrica.

Moda e sostenibilità ambientale

Facciamo un passo indietro. Quando parliamo di sostenibilità, la maggior parte di voi pensa alla sostenibilità ambientale. La moda è, per definizione, un’industria altamente insostenibile. Consideriamo l’insostenibilità ambientale dell’industria della moda. Prendiamo, ad esempio, una maglietta di cotone. Ci vogliono circa 3000 litri d’acqua per fare una maglietta di cotone. Pensate ora all’impatto ambientale dei pesticidi usati per crescere il cotone, dei prodotti chimici usati per colorare la maglietta, delle emissioni causate dai mezzi di trasporto (spesso, camion o aerei) che servono per trasportarla fino al negozio in cui la compriamo. Se pensate che ci sono 7.7 miliardi di persone nel mondo, la maggior parte delle quali ha almeno una maglietta di cotone, vi rendete conto del perchè l’industria della moda sia, dal punto di vista ambientale, altamente insostenibile.

Moda e sostenibilità sociale

Parliamo ora della sostenibilità sociale. Secondo voi è sostenibile pagare una maglietta 5 euro? Che è il costo che più o meno paghiamo da Primark, o da Zara, o in un altro negozio di fast fashion.

Nel 2013, il disastro di Rana Plaza ha visto la morte di circa 1130 persone e il ferimento di circa 2500, a seguito del crollo di un edificio in Bangladesh. Quelle persone erano lì a cucire i nostri vestiti. Vestiti di Zara, Benetton, Primark, Walmart e tante altre aziende. Erano persone pagate 2 euro al giorno (altrimenti, secondo voi, come fa la vostra maglietta di cotone a costare solo 5 euro? Immaginate quanto costerebbe se le aziende di moda dovessero pagare il minimo salariale a tutti i lavoratori di edifici come il Rana Plaza). Quelle persone sono pagate così poco, perchè i loro governi fanno accordi con le aziende di moda (le uniche, quasi, a investire in quei paesi) e chiudono un occhio sulla messa in sicurezza degli edifici.

Il disastro del Rana Plaza è considerato il più grave incidente mortale avvenuto in una fabbrica tessile della storia. Ma non è l’unico.

Quelle persone erano lì quel giorno perchè facevano parte di un sistema alimentato dalle nostre scelte in fatto di moda. Perchè noi continuiamo ogni giorno a comprare magliette a 5 euro, facendo ingrossare i bilanci e il potere di aziende come Primark e Zara, che quindi possono permettersi di continuare a negoziare stipendi e condizioni lavorative con quei governi.

Moda sostenibile

La soluzione c’è, ed è è smettere di comprare vestiti fatti da aziende che inquinano l’ambiente e che sfruttano i lavoratori, e preferire capi d’abbigliamento fatte da aziende che tengono sia ai lavoratori, che all’ambiente. Un’altra soluzione è comprare vestiti di seconda mano. Per chi mi conosce, sa che io adotto entrambe le soluzioni 🙂

Questa pagina, “moda” contiene articoli di sensibilizzazione e di informazione, non solo sui vestiti, ma anche sui cosmetici, altra nota dolente dell’industria della moda. Il mio preferito, su cui sto ancora lavorando si chiama “fast-fashion“.

Buona lettura 🙂